Mani e il manicheismo

Mani e il manicheismo

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Se tutti abbiamo un’idea, per quanto vaga, del significato della parola “manicheo”, ben pochi sanno che deriva dalla religione fondata da Mani, l’ultimo grande gnostico vissuto nel Vicino Oriente tra il 216 e il 274, che si credeva il depositario della rivelazione divina e l’Apostolo della Luce.

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Se tutti abbiamo un’idea, per quanto vaga, del significato della parola “manicheo”, ben pochi sanno che deriva dalla religione fondata da Mani, l’ultimo grande gnostico vissuto nel Vicino Oriente tra il 216 e il 274, che si credeva il depositario della rivelazione divina e l’Apostolo della Luce. Ricco di elementi tratti dall’ellenismo asiatico, il Manicheismo ha tra smesso all’Islàm la speculazione numerica, l’astrologia e la magia.

Dal Milione di Marco Polo ai Canti pisani di Ezra Pound, Mani (216-277) e il culto da lui fondato aleggiano in Occidente come una presenza suggestiva e misteriosa. La parola “manicheo” è diventata di uso comune in molte lingue, ben pochi, però, riescono a collegarla alla “religione del Libro”, diffusa dai Paesi più occidentali dell’Impero romano fino alla Cina e durata più di un millennio, a partire dal III secolo. Erroneamente liquidata come una delle tante eresie cristiane, il Manicheismo è a tutti gli effetti una religione a vocazione ecumenica, nella quale, secondo il fondatore, trovano il compimento le precedenti rivelazioni di Gesù, Buddha e Zarathustra. Questo documentatissimo saggio ripercorre la storia e approfondisce la dottrina di un culto ascetico complicato e affascinante, capace ancora oggi di dare delle risposte alla domanda fondamentale dell’uomo: qual è il senso della vita?

Iranista e storico delle religioni svedese (1907-1996), Geo Widengren è stato professore ordinario di Storia delle religioni e Psicologia della religione all’Università di Uppsala e, dal 1960 alla sua morte, anche Presidente dell’Associazione internazionale di Storia delle religioni.